Tra i disturbi dell’umore la depressione è sicuramente uno dei più invalidanti e purtroppo anche dei più diffusi. La percentuale di persone depresse, che soffrono per un disturbo depressivo maggiore o minore, aumenta sempre di più, e i farmaci non sono sempre risolutivi per questo problema. A volte è necessario affrontare i temi che hanno generato la depressione più in profondità per migliorare la qualità di vita del paziente.
Il mio approccio, basato sulla psicoterapia fenomenologica, considera la depressione come una condizione esistenziale di appiattimento affettivo, generato dall’anestesia del corpo. Lo spegnimento del corpo è spesso causato da traumi relazionali ripetuti che spingono il soggetto a chiudersi rispetto alla vitalità del corpo e delle emozioni. La relazione con un genitore rigido o con un coniuge con il quale si è sempre in lite possono essere alla base della depressione.
Lo scopo della terapia dell’ansia è quello di aprire nuovamente il paziente alla vitalità del proprio corpo e delle proprie emozioni, spente dalla depressione. In terapia si lavora per ristabilire il normale flusso di esperienza, che è stato invece chiuso ed ingabbiato per impedire a vissuti emotivi spaventosi di emergere.
Per fare ciò è necessario lavorare sulle relazioni che possono essere all’origine della depressione, imparando a comprendere i messaggi del corpo tenuti lontani dalla consapevolezza. Solo all’interno di un contesto protetto, come quello della terapia, è possibile per il paziente provare a sperimentare nuovamente emozioni come la rabbia, molto spesso tenute molto a distanza.
La seduta di psicoterapia diventa così una palestra nella quale il paziente riscopre se stesso e ricomincia a sentire il contatto con la vita che gli scorre attraverso.
>Sono la sicurezza nella relazione e il lavoro sul corpo il perno centrale della terapia della depressione nel mio approccio. Sono questi strumenti a rendere la terapia della depressione un importante opportunità di crescita.